La posta elettronica, pur essendo uno strumento di comunicazione apparentemente semplice e universale, continua a rappresentare uno dei vettori principali attraverso i quali si dispiegano le operazioni più insidiose dei cybercriminali, i quali approfittano della sua ubiquità per orchestrare attacchi sempre più sofisticati e difficili da intercettare.
Tra le minacce più diffuse si annoverano attacchi di phishing che, sfruttando tecniche di ingegneria sociale, inducono gli utenti a rivelare dati personali o aziendali sensibili, campagne di spear-phishing costruite su misura per colpire specifiche figure apicali e frodi note come Business Email Compromise (BEC), in cui l’aggressore, impersonando un’entità legittima, persuade la vittima a effettuare transazioni finanziarie fraudolente.
In tale scenario, la protezione delle email non è più relegata a un livello operativo, ma si innalza a priorità strategica per le aziende, trovandosi al crocevia tra innovazioni tecnologiche, obblighi normativi stringenti e l’esigenza di formare una forza lavoro consapevole e preparata.
La tecnologia ha offerto risposte sempre più avanzate alle minacce sopra descritte, evolvendo da semplici sistemi di filtraggio dello spam a soluzioni che integrano strumenti di autenticazione, rilevamento avanzato delle minacce e protezione automatizzata basata su intelligenza artificiale.
I protocolli di autenticazione come SPF, DKIM e DMARC non si limitano a verificare la provenienza dei messaggi, ma svolgono una funzione cruciale nel prevenire lo spoofing e altre forme di impersonificazione, costituendo una prima linea di difesa fondamentale per tutelare la credibilità della corrispondenza aziendale.
Soluzioni come quelle offerte dai sistemi di Advanced Threat Protection (ATP), utilizzando tecniche di sandboxing per analizzare il comportamento di allegati e link sospetti in ambienti isolati, contribuiscono a prevenire gli attacchi zero-day, mentre la sicurezza basata sul modello Zero Trust sposta l’attenzione dalla mera protezione del perimetro aziendale a un controllo granulare e continuo delle attività degli utenti, con l’obiettivo di intercettare ogni comportamento anomalo o potenzialmente dannoso.
L’intelligenza artificiale rappresenta, senza dubbio, uno dei fattori di trasformazione più significativi nella sicurezza della posta elettronica, apportando un livello di automazione e sofisticazione senza precedenti nella capacità di analisi e risposta alle minacce.
Gli algoritmi di machine learning sono in grado di rilevare schemi comportamentali sospetti o mai osservati prima, mentre le tecniche di elaborazione del linguaggio naturale (NLP) permettono di analizzare il contenuto delle email, rilevando tentativi di phishing anche quando questi si presentano con un linguaggio curato e privi degli errori tipicamente associati alle frodi più rudimentali.
Parallelamente, le funzionalità predittive consentono di prevenire possibili attacchi futuri attraverso l’analisi di dati storici, mentre la capacità di rispondere automaticamente a minacce identificate, ad esempio isolando email sospette o notificando i destinatari di un potenziale rischio, riduce significativamente i tempi di reazione e contribuisce a limitare i danni derivanti da un eventuale attacco.
In questo contesto tecnologico avanzato, la normativa europea svolge un ruolo determinante nell’imporre standard di sicurezza che vadano oltre la semplice adozione di soluzioni tecniche, esigendo che le aziende adottino approcci olistici e proattivi nella protezione dei dati.
La Direttiva NIS 2 (articoli 7 e 21) impone l’obbligo per le entità essenziali e importanti di implementare misure tecniche e organizzative adeguate per la gestione dei rischi legati alla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, tenendo conto dei principi di mitigazione del rischio e resilienza.
Inoltre, l’articolo 23 richiede la notifica tempestiva di incidenti significativi alle autorità competenti, entro ventiquattro ore per i primi dettagli e settantadue ore per informazioni più complete, in linea con il principio di prontezza nella gestione degli incidenti.
Parallelamente, il GDPR fornisce una cornice normativa chiara e stringente per la protezione dei dati personali trattati tramite sistemi email.
L’articolo 32, ad esempio, impone ai titolari del trattamento di adottare misure tecniche e organizzative adeguate per garantire un livello di sicurezza proporzionato ai rischi, tra cui figurano esplicitamente la crittografia e la capacità di ripristinare tempestivamente i dati in caso di incidente.
L’articolo 33 prevede l’obbligo di notificare alle autorità di controllo una violazione dei dati personali entro settantadue ore dal momento in cui ne sia venuti a conoscenza, mentre l’articolo 5, attraverso i principi di minimizzazione e limitazione della conservazione, guida le organizzazioni verso un uso sobrio e giustificato delle informazioni personali.
Un aspetto spesso sottovalutato, ma imprescindibile per garantire la conformità al GDPR, è rappresentato dall’obbligo di formazione dei dipendenti, sancito dall’articolo 39, paragrafo 1, lettera b), che specifica tra i compiti del Responsabile della Protezione dei Dati (DPO) quello di curare la sensibilizzazione e la formazione del personale coinvolto nelle attività di trattamento.
La formazione non è un’azione episodica, ma deve essere concepita come un processo continuo e strutturato, mirato a costruire una cultura aziendale della protezione dei dati.
Tale obbligo è ulteriormente rafforzato dall’articolo 24, che richiede al titolare del trattamento di dimostrare la conformità ai principi del GDPR, il che include implicitamente la necessità di garantire che il personale sia adeguatamente preparato a trattare i dati personali in modo sicuro e rispettoso della normativa.
La formazione dei dipendenti, in questo contesto, diviene uno strumento non solo di mitigazione del rischio, ma anche di dimostrazione della responsabilità dell’organizzazione (accountability), come previsto dall’articolo 5, paragrafo 2, del GDPR.
Attraverso programmi di security awareness ben strutturati, che includano simulazioni pratiche di phishing, workshop su casi reali e test periodici delle conoscenze acquisite, è possibile rendere i dipendenti il primo baluardo contro le minacce informatiche, trasformando il tradizionale punto debole delle organizzazioni in una risorsa cruciale per la loro resilienza.
In ultima analisi, la sicurezza della posta elettronica non può essere considerata un obiettivo da perseguire in maniera isolata, ma piuttosto come parte integrante di una strategia più ampia che coniughi innovazione tecnologica, conformità normativa e coinvolgimento attivo di ogni attore all’interno dell’organizzazione.
Solo attraverso un approccio integrato, che unisca i progressi dell’intelligenza artificiale e della sicurezza Zero Trust con la consapevolezza dei rischi e delle responsabilità derivanti dall’utilizzo della posta elettronica, le aziende potranno affrontare con successo le sfide di un panorama digitale in continua evoluzione, garantendo al tempo stesso la protezione delle proprie informazioni e la fiducia dei propri interlocutori.
Avv. Giuseppe Serafini
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